«San Metro» a Milano: il festival sotterraneo dei giovani artisti esordienti nelle stazioni di Garibaldi, Loreto e Bicocca

È il primo Festival della Canzone metropolitana, un’idea di Atm e di Ugo Vigone dell’associazione Open Stage. «Lavoriamo con sharing delle attrezzature e del palco: la filosofia della condivisione applicata alla musica»

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3 min readFeb 7, 2024

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Articolo di Elisabetta Andreis pubblicato su milano.corriere.it il 7 febbraio 2024

Sanremo è Sanremo, ma «San Metro» è a Milano. Un festival originale e sotterraneo con un centinaio di giovani artisti esordienti che si avvicendano nei mezzanini di Garibaldi, Loreto e Bicocca: tre giorni di palco, 27 concerti. È il primo Festival della Canzone metropolitana, da un’idea di Atm e di Ugo Vigone dell’associazione Open Stage, e ieri c’è stato l’inizio con il botto. I musicisti selezionati dalla giuria hanno cominciato ad esibirsi e il pubblico a votare i preferiti tramite i totem piazzati intorno al palco: «Si può dare di più», incitamento a migliorare, o «Tutto il resto è noia», commento tiepido, e soprattutto «Emozioni», entusiasmo a cinque stelle. Come quello tributato in Garibaldi a Lorenzo Bonfanti, 31 anni, insegnante, batterista, chitarrista e cantante di estrazione folk-acustica che ha partecipato anche a X-factor: «Si ferma solo chi è interessato ma il pubblico in metropolitana è trasversale — dice — . La mia fan più preziosa è la morosa, Giuditta: mi fa volare quando ho i piedi troppo piantati a terra e mi riporta alla concretezza quando sogno troppo».

Dopo Lorenzo sperimentano il bagno di folla Emma, Fabio, Andrea, Riccardo e Mattia, diciannovenni universitari: «La più fifona della band è Emma, le facciamo trangugiare qualcosa di forte prima di ogni canzone», scherzano mentre dai Ventura si passa ai Massmatch. Sono emergenti, qualcuno addirittura alla prima esibizione, ma hanno piglio da vendere e animano l’area interna ai tornelli come se nella vita non avessero fatto altro. Intrattenimento e musica, ritmo e battute.

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Il capannello di persone che perdono il metrò per stare lì ad ascoltare aumenta via via. Festival sotto la metropolitana a parte, l’iniziativa si chiama Sound underground e in tre anni di palchi in piazza ha fatto esibire 8.600 artisti con la regia di Atm e Open Stage. Il primo marzo la formula si inaugura per la prima volta anche all’estero, a Porto.

«È arte pubblica e democratica perché tutti hanno a disposizione lo stesso palco e le stesse strumentazioni. Istituzionalizziamo la musica di strada — spiega Vivone — . Chi vuole prenota (gratuitamente) lo spazio e ha a disposizione un totem hi-tech con il mixer e il diffusore audio». Per le case discografiche l’opportunità di un grande scouting sul territorio. E per i musicisti la possibilità di esibirsi davanti a migliaia di persone come pubblico. «Lavoriamo con sharing delle attrezzature e del palco: ecco la filosofia della condivisione applicata alla musica». L’anno scorso l’idea, coinvolgere anche le metropolitane: per Atm è un modo di far vivere i mezzanini come luogo di incontro e cultura, oltre che di transito. E visto il successo, ora si replica con finalissima il 10 febbraio alla M2 di Garibaldi.

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